Se non mi conoscete di persona e non avete ancora letto la mia presentazione, forse non sapete che la mia madrelingua, nonostante io scriva questo blog in italiano, è il ladino. Ladino con la “D”, non latino! E attenzione, non si tratta di un dialetto, ma di una lingua vera e propria, che nelle Dolomiti è parlata da 30.000 persone.
Quando e come è nata la lingua ladina?
Il ladino è una lingua retoromanza proveniente dal latino volgare. Delle lingue retoromanze fanno parte tre gruppi: il ladino delle Dolomiti, il ladino Friulano, parlato appunto in Friuli Venezia Giulia, e il ladino Romancio che si utilizza nelle valli svizzere del Canton dei Grigioni. In totale si contano 900.000 persone che parlano una lingua retoromanza.
Nel 15 a.C. le regioni alpine che erano abitate da Norici, Celti e Reti, vennero annesse all’Impero Romano. Le popolazioni locali iniziarono ad utilizzare il latino volgare che sentivano parlare dai soldati conquistatori e dai commercianti, ma senza tralasciare del tutto la propria parlata. Il latino si mischiò quindi con le lingue dei popoli delle regioni alpine e nacquero numerosi gerghi con tratti linguistici comuni. Ed ecco spiegato brevemente come si è formato il ladino.

Si pensa che la zona in cui venivano parlate queste lingue molto simili tra loro, fosse piuttosto estesa a quei tempi. Dal Danubio al Lago di Garda e dal Passo del San Gottardo (Svizzera) a Trieste.
Dopo la caduta dell’Impero Romano (476 d.C.), l’area alpina latinizzata iniziò a subire influenze linguistiche tedesche, austriache, slave e italiane settentrionali. Da quel momento in poi il ladino iniziò pian piano ad estinguersi e riuscì a sopravvivere solo in poche regioni alpine.
Alcune parole retiche del periodo prelatino, si sono mantenute fino al giorno d’oggi. Ve ne elenco alcune: “crëp” (montagna), “roa” (frana), “liösa” (slittino), “barantl” (pino mugo).
Dove si parla il Ladino Dolomitico e i suoi dialetti?
Le valli dolomitiche sono indubbiamente le zone nelle quali il ladino viene ancora maggiormente adoperato. Si parla soprattutto nelle cinque valli attorno al Sella (Val Gardena, Val di Fassa, Livinallongo, Ampezzo e Val Badia), ma anche nelle Dolomiti Friulane e nei comuni del Cordevole, della Val Zoldana, del Cadore e del Comelico.
In provincia di Bolzano e Trento, il ladino è ufficialmente riconosciuto come lingua e viene tutelato con diverse norme, come ad esempio l’insegnamento dell’idioma nelle scuole pubbliche. Nelle località ladine dell’Alto Adige (Val Gardena e Val Badia) infatti, le materie scolastiche vengono insegnate in italiano, tedesco e ladino.
Nei comuni ladini della Provincia di Bolzano, il ladino è addirittura usato come lingua amministrativa. Gli uffici pubblici sono tenuti a redigere in tre lingue molti dei loro documenti.

Ogni valle però, ha il proprio dialetto e spesso queste varianti linguistiche sono molto differenti tra di loro. Io che parlo il ladino “badioto” (della Val Badia), faccio fatica a capire il ladino fassano per esempio.
Analizziamo la parola “grazie” nei cinque dialetti delle valli attorno al Sella:

Ci sono però, anche delle parole che si assomigliano molto, come per esempio il vocabolo “casa”:

Inoltre c’è da dire che il dialetto di una singola valle non è identico in ogni paese di quella stessa valle. Alcune parole, infatti, possono cambiare totalmente anche se i paesi sono relativamente vicini. Vi faccio un esempio. In Val Badia, che è composta da 5 comuni (12 paesi), esistono ben sette vocaboli diversi per definire la fragola:
pieria – peria – pieiora – pirghina – pieriora – piriera – piria
Progetto SPELL
Nel 1994, l’Unione Generale dei Ladini ha iniziato a lavorare ad un progetto chiamato “SPELL” (Servizio di Pianificazione e Elaborazione della Lingua Ladina), che mirava alla creazione di una lingua ladina standard per unire tutti gli idiomi ladini delle Dolomiti. Il progetto si è concluso nel 1999 con la pubblicazione del Dizionario e della Grammatica del Ladin Standard, chiamato anche Ladin Dolomitan.
In realtà il ladino standard viene utilizzato pochissimo dagli abitanti delle località dolomitiche, dato che si tratta praticamente di una lingua quasi nuova che mischia parole di tutte le valli e la gente fatica (o non si impegna) ad impararla. Si cerca invece di utilizzarla negli Istituti Culturali e nei media.
La conservazione della lingua ladina
La lingua ladina sta riscontrando parecchie difficoltà a rimanere in vita. Molte parole sono state sostituite da vocaboli italiani, tedeschi oppure inglesi. Una buona parte dei ladini, nell’arco di una giornata, parla alternativamente dalle due alle quattro lingue.
Il turismo, il lavoro, i giovani che vanno a studiare all’estero e i matrimoni tra coppie di madrelingua diversa, fanno sì che si mischino gli idiomi. Da un lato può essere un vantaggio per le generazioni future che in poco tempo imparano molteplici lingue, ma dall’altra parte, questi fattori velocizzano l’estinzione del ladino puro.
Ci sono tuttavia associazioni e istituti che si impegnano al mantenimento della lingua ladina e che si occupano di rappresentare i ladini. Ne voglio citare alcuni: l’Unione Generale dei Ladini, l’Istituto Ladino Micurà de Rü, la Federazione tra le Unioni Culturali dei Ladini Dolomitici della Regione del Veneto, l’Istituto Culturale Ladino Majon di Fascegn, il Museo Ladino e ce ne sono tantissimi altri.

Grazie a loro, i ladini hanno ottenuto giornali, canali radiofonici e telegiornali in lingua ladina. Queste associazioni si dedicano anche alla creazione di dizionari, all’ organizzazione di eventi culturali e corsi, alla stesura di libri, alla conservazione di documenti storici, all’allestimento di mostre. Tutto questo ovviamente in lingua ladina.

Fortunatamente poi, come ho già accennato precedentemente, la lingua ladina viene ancora insegnata in alcune scuole delle Dolomiti e qualche materia viene proprio istruita in questa lingua.
Durante gli ultimi anni, anche le associazioni turistiche, gli albergatori, i ristoratori e i negozianti hanno iniziato a valorizzare la lingua ladina. Sono state promosse iniziative come corsi di ladino per i turisti, nei ristoranti vengono proposti menù scritti in ladino (con l’aggiunta della traduzione ovviamente), si dà il benvenuto e si saluta gli ospiti in ladino. Alcuni negozianti hanno pure avuto l’originale idea di produrre le loro borse con sopra stampate delle parole in ladino.


Inoltre, sempre più spesso, in giro per le strade e i sentieri di montagna, è possibile trovare la segnaletica e i cartelli scritti in tre lingue: italiano, tedesco e ladino.
Il futuro del ladino
Nessuno può dire per quanti anni ancora (speriamo secoli) si sentirà parlare il ladino. Nei paesi dove il turismo non si è ancora sviluppato più di tanto, le popolazioni parlano un ladino ancora molto pulito, ma nelle Dolomiti ci sono solamente 30.000 persone che utilizzano questa lingua e stanno diventando sempre meno.
Noto con amarezza che purtroppo questo idioma sta pian piano scomparendo. E ammetto di far parte di quei ladini che si sono fatti globalizzare e che troppo spesso utilizzano parole italiane, tedesche e inglesi invece di quelle ladine.
Il foliet diventa Zeitung (giornale in tedesco), l’alenadù diventa il coach (allenatore in inglese), il dlacin diventa il gelato, il raisplais diventa Bleistift (matita in tedesco), gli afars diventano il business e il paol si trasforma in farfalla. E così per altre decine di parole. A volte sento dei vocaboli ladini che non so neppure cosa significhino.

Credo che ogni ladino, nel suo piccolo, possa fare qualcosa per fare in modo che la nostra lingua si tramandi ancora per molte generazioni. Sarebbe bello per esempio, se ai bambini piccoli venisse insegnato il ladino già in tenera età anche se uno dei due genitori non è ladino.
Il mio corso e mini dizionario di ladino
Chi mi segue su Instagram, forse ha già partecipato al mio piccolo corso di ladino badioto e si è pure salvato il mio mini dizionario. A proposito, mai avrei pensato che quell’ iniziativa potesse raggiungere un tale successo. In tantissimi si sono messi a studiare il ladino, a fare il quiz di fine corso e a salvare i contenuti che riguardavano questo argomento.
Invito coloro che non sanno di cosa io stia parlando, a dare un’occhiata al mini corso di ladino che ho salvato nelle mie stories in evidenza su Instagram. Insegno delle facili parole e alcune regole fondamentali per poter iniziare a capire e a parlare il ladino. Sono sicura che potrebbe tornarvi utile quando verrete a visitare la Val Badia.
Il mini dizionario invece lo potete scaricare cliccando su questo pulsante:
E se le 33 parole del mio dizionario non vi bastano, sappiate che potete arricchire la vostra conoscenza del ladino grazie a questi dizionari online:
Correggetemi!
Spero che questo articolo vi abbia incuriosito e insegnato qualcosina in più riguardo alla strana lingua che parliamo noi ladini.
Colgo l’occasione per chiedervi un grande favore: magari nel mio blog vi imbatterete in qualche errore linguistico, grammaticale o ortografico. Nonostante la mia seconda lingua sia l’italiano, la mia testa pensa in ladino e a volte faccio fatica ad esprimermi e a scrivere tutto correttamente.
Quindi non esitate ad inviarmi una mail in caso doveste scovare degli errori. Ve ne sarei infinitamente grata. GIULAN!
Avete già sentito qualcuno parlare in ladino? Secondo voi a che lingua assomiglia? Quando le persone me lo chiedono, io non so rispondere. Per me il ladino è ladino!

Agostino Curreli
Brava mi piace molto la tua iniziativa e la tua perspicacia! Sono nativo delle Dolomiti anche io, sono nato e vissuto pet 20 anni a Canale d Agordo ,poi per esigenze lavorative ho dovuto partire. Anche se nella mia val del biois è L Agordino il ladino non ha mai attecchito sono sempre stato curioso di sapere qualcosa in più. Con questo articolo mi hai dato spunto di aggiornare la mia conoscenza e sentirmi ancora tra quelle montagne. Grazie ( grathie e sani ,in canalino). Agostino (Tino Giona da Canal)?
Sarah - Cartoline a colazione
Ciao Agostino! Grazie mille per aver lasciato questo commento sotto all’articolo. Ma lo sai che la mia professoressa delle medie è di Canale? Sono felice che io sia riuscita a riportarti per qualche minuto, almeno mentalmente, qui nelle Dolomiti. Giulan y de bì salüc
Emanuela
Ciao, ti scrivo dal Cadore, il tuo articolo è stato molto interessante l’ho letto veramente volentieri. Ho studiato linguistica quindi mi appassiona leggere la storia e l’evoluzione delle lingue, soprattutto quelle della mia zona e di quelle vicine. Spero di trovare altri tuoi post. Sani
Sarah - Cartoline a colazione
Buna sëra Emanuela! Grazie di cuore per il commento e per aver apprezzato il mio articolo.
Speriamo che la lingua ladina riesca ad essere tramandata ancora per molte generazioni.
Ti auguro una bellissima serata
De bì salüc