In Val Badia (BZ), ogni tre anni durante la settimana precedente al Corpus Domini, si svolge uno dei pellegrinaggi più importanti della tradizione ladina. Si tratta del corteo di “Jeunn”, che riunisce all’incirca 1000 fedeli della valle. Il cammino dura tre giorni e vede come meta finale il monastero di Sabiona a Chiusa. Nel 2021 la tradizione di Jeunn è stata disdetta a causa della pandemia, ma finalmente quest’anno l’evento verrà recuperato e si svolgerà il 02, 03 e 04 giugno.
La storia del "Jì in Jeunn"
Documentato già attorno al XIV secolo, questo pellegrinaggio è ritenuto il più antico cammino devozionale della regione alpina e si pensa che la prima processione di Jeunn sia stata organizzata come voto della popolazione per preservare la valle dalle devastazioni dovute dalle cavallette. Inoltre il pellegrinaggio viene dedicato a Santa Maria sperando che essa protegga la Val Badia dalla fame, dalle malattie e dalle guerre.
La tradizione vuole che l’evento di tre giorni si svolga la settimana precedente al Corpus Domini (a giugno), quando i lavori nei campi ancora non è iniziato. La processione è stata vietata dal 1740 al 1861 e non si è svolta durante le due guerre mondiali.
Al giorno d’oggi l’evento di “Jì in Jeunn” (andare a Sabiona) è riservata esclusivamente ai fedeli maschi di ogni età. Un tempo aveva scadenza annuale e sembra che potessero partecipare anche le donne. Queste furono poi escluse perché durante la processione molte di loro rimanevano incinte.
Il regolamento del pellegrinaggio vieta ai partecipanti di chiacchierare durante la marcia e di cambiare postazione. I fedeli devono procedere in fila da due e ognuno inizia e termina il cammino con lo stesso compagno. I partecipanti devono indossare abbigliamento consono alla chiesa ed è richiesto di non esagerare con l’alcool durante le due serate dell’evento.
Il primo giorno
Gli abitanti delle 12 parrocchie ladine partono a piedi dal proprio comune di residenza e man mano che raggiungono i vari paesi della Val Badia, si aggregano gli altri credenti. Ci sono due tronconi: quello dell’Alta Badia e quello della Bassa Badia e ogni paese è preceduto dal proprio crocifero e da un prete che compie alcune tratte del cammino a cavallo. Durante i tre giorni di processione, i pellegrini camminano all’incirca 10 ore al giorno seguendo i gonfaloni che vengono portati con molto orgoglio dagli uomini più forti.
I due grupponi dell’Alta e Bassa Badia si incontrano alla fine del primo giorno in Val di Funes. La banda musicale e il parroco di San Pietro accolgono il corteo e tutti insieme prendono parte alla funzione in chiesa, durante la quale viene intonato il tipico canto “Auf zum Schwur” che provoca la pelle d’oca a molti partecipanti e spettatori. Spesso le mogli, le compagne e le famiglie dei pellegrini raggiungono il corteo in macchina e accolgono i loro cari a San Pietro.
La prima giornata di preghiera prevede solo due soste durante le quali vengono sospese le preghiere ed è concesso riposarsi un po’e mangiare qualcosa. Le orazioni e i canti vengono recitati in lingua ladina, tedesca e italiana. Lungo il tragitto vengono detti più di sessanta rosari.
I pellegrini passano la notte nelle strutture del paesino di Santa Maddalena, prenotate anche anni in anticipo. Chi non trova posto negli alberghi, negli appartamenti e nei garni passa la notte nei fienili o nelle camere vuote delle abitazioni private.
L'arrivo a Jeunn - Sabiona
Il giorno dopo all’alba, dopo la benedizione, il cammino prosegue verso Chiusa. La tradizione vuole che il primo gruppo sia quello degli uomini di Badia, mentre l’ultimo è quello dei fedeli di Pieve.
La destinazione finale è il monastero di Sabiona a Chiusa dove si svolge la grande messa. La ragione per la quale è stata scelta questa meta, è perché da Sabiona partì la prima cristianizzazione delle Dolomiti.
I pellegrini percorrono la Via Crucis che porta al monastero posto sulla rocca sopra il paese di Chiusa. Le campane del duomo suonano a festa e l’emozione si fa sempre più forte. Dopo la messa le monache di Sabiona (a maggio del 2021 hanno abbandonato il monastero) consegnano ai fedeli un mazzetto di rami di vischio benedetti, che verrà posto come porta fortuna sul cappello o sulla giacca sulla via del ritorno a casa.
Dopo essersi rifocillati un po’, i partecipanti della processione scendono a Chiusa dove viene fatta una piccola funzione prima di procedere con il cammino che riporterà tutti in Val di Funes per la seconda notte.
Il ritorno a casa
Il corteo si avvia verso la Val Badia rispettando sempre la fila originale e recitando con grande devozione le preghiere. Dopo il valico di Furcia, che collega Longiaru con la Val di Funes, i due tronconi dell’Alta e Bassa Badia si dividono e proseguono separatamente verso i loro paesi.
I pellegrini vengono accolti con grande ammirazione dai compaesani. Le campane suonano a festa, i fedeli si commuovono e la processione porta in paese una grande gioia. Chi partecipa alla processione di Jeunn, afferma che l’evento non solo rafforza la propria fede cristiana, ma fa nascere anche tante belle amicizie con gli altri abitanti della Val Badia e aiuta ad accrescere la propria autostima.
Non solo religione
La processione di Jeunn richiede molto sforzo fisico, ma anche mentale. I partecipanti devono riuscire a superare eventuali ostacoli come il maltempo, le vesciche, i crampi o temperature estremamente calde. Nonostante la processione sia molto faticosa, gli uomini si sostengono a vicenda e la loro fede li aiuta a completare il cammino senza cedere.
Inoltre l’accoglienza a San Pietro, a Santa Maddalena, a Chiusa e infine a casa è così calorosa che tutti i dolori e la stanchezza svaniscono. Molti uomini partecipano all’evento durante l’anno del proprio matrimonio come gesto di devozione sperando in benedizione e fortuna per vita coniugale.
Non è raro che i giovani prendano parte al pellegrinaggio non tanto per motivi religiosi, ma per soddisfazione personale da fare una volta nella vita. Molti però, dopo la prima esperienza, decidono di partecipare anche agli appuntamenti successivi perché l’emozione è talmente grande, che vale la pena ripeterla ogni tre anni.
- Condividi questo articolo utilizzando i pulsanti qui sotto -
Lucas
Desidero restare informato grazie